L’ allenatore, ruolo e emozioni inside the game – writing di Tito Tiberti

Tito Tiberti lo conosciamo di nome, conosciamo il suo ruolo nella Direzione Tecnica FIDAL come Assistente alla DT, e abbiamo visto i frutti del suo lavoro attraverso i risultati sempre crescenti di Francesco Puppi e Gloria Giudici (due dei suoi atleti).
Nonostante non avessimo mai parlato con lui avevamo l’idea che fosse un tecnico molto vicino agli atleti. Lo dicevano le parole di Francesco e Gloria quando nei loro racconti di gare e esperienze entrava in campo il nome Tito. Il pensiero richiamava la figura di un allenatore partecipe, coinvolto fino in fondo nelle emozioni dei suoi atleti sia di gioia, sia di difficoltà.
Così per un nuovo guest post abbiamo chiesto a Tito Tiberti di scrivere per TrailAddicted la sua esperienza. Volevamo capire di più sul ruolo del tecnico, come interagisce con gli atleti e sapere quale fosse la strada per creare un dialogo profondo che porti entrambe le parti (allenatore e atleta) a esprimersi al meglio. La sua via per essere un coach è scritta di seguito. Buona lettura.” TA

Vado “a ruota libera”, sposo l’idea che un ipotetico lettore non si aspetti un condensato di tomi sulla metodologia dell’allenamento, quanto piuttosto una visione sul “ruolo” o sul “personaggio” dell’allenatore.

Allenare è una pièce: sei sul palco e interpreti dei ruoli, interrelazionando la tua persona teatrale con gli altri soggetti sul palco, nella fossa d’orchestra e/o dietro le quinte. Interpreti dei ruoli autentici, nel senso che non puoi né devi fingere.
In atletica, come anche negli sport di squadra, il “coach” può essere regista, ma anche attore

Ci sono allenatori-osservatori: Fred Lebow col cronometro in mano nella statua in Central Park a New York.
Ci sono anche allenatori-inside the game: quelli che corrono con te e condividono la strada o il sentiero.
Non si può dire se una tipologia sia migliore dell’altra, sarebbe un vano esercizio dottrinale; quello che è certo è che – presto o tardi e per ovvie ragioni anagrafiche o di abilità cinetiche-coordinative – i secondi confluiscono nella categoria dei primi.

Una semplice considerazione esperienziale fa dire che un buon tecnico debba essere anche un profondo conoscitore della disciplina che allena. Nello sport è difficile poter avere profonda conoscenza senza aver traslato la letteratura nella pratica o viceversa: aver studiato ed aver testato quanto trovato nei libri praticando in prima persona oppure essere stati atleti curiosi (di capire ciò che si stava facendo o che il nostro allenatore ci proponeva) ed aver approfondito “sui libri”. Entrambe le strategie sono finalizzate a poter elaborare e proporre schemi di allenamento sia informati da appropriate conoscenze scientifiche sia supportati da sufficienti prove empiriche.

Tecnico tout court innanzitutto, ma anche altre cose: ascoltatore empatico, buon comunicatore (con – ahinoi – una certa attitudine alla psicologia!), “filosofo del lavoro” (la pratica sportiva s’inquadra in vite normali, in cui impegni e tensioni al di fuori dell’allenamento hanno un peso importante).
Sono solo esempi, ma mi aiutano a introdurre una considerazione essenziale: un tecnico può essere molte “persone”, ma non deve surrogare professionalità che non gli competono; può indirizzare i propri atleti in alcuni campi ma non deve mai sostituirsi, per esempio, a medico, fisiologo, fisiatra, nutrizionista, terapista, psicologo…

TrailAddicted.com suggerisce un hashtag: #sharethetrail.
Io sono un allenatore del secondo tipo: amo stare attivamente sul campo coi miei ragazzi (che a volte sono più adulti di me!), correre al loro fianco e vivere con loro quanto mi riferiscono dell’allenamento/gara… Viverlo significa cogliere le sfumature, sentire nelle proprie gambe-piedi-polmoni tutta una serie di sensazioni che il contesto di allenamento/gara restituisce.

Provo a spiegarmi con un esempio, partendo dal fatto che due atleti importanti che alleno sono già noti su TrailAddicted: Francesco Puppi e Gloria Giudici. Veniamo al racconto: ho corso al fianco di Gloria la maratona di Venezia 2015. La maratona è andata tutto sommato bene, ma non come avevamo pensato: 2h53’ sulla strada, 2h50’ sulla carta.

Tito Tiberti e Gloria Giudici alla Maratona di Venezia 2015
Tito e Gloria alla Maratona di Venezia 2015

Di quei 42,195km facciamo tesoro per la prossima esperienza: lei per la propria parte, io per come ho avuto modo di percepire i suoi piccoli momenti di difficoltà precoci, una successione di “microvariazioni” di ritmo nei primi 25km, il mutare del ritmo respiratorio, i segnali obiettivi dell’ affaticamento (espressioni del viso, manifestazioni cutanee, variazioni di postura, appoggio dei piedi e rumore dei passi… cose del genere!).
Se non fossi stato lì, a pochi centimetri, non avrei mai potuto leggere così a fondo la “sua” maratona.

Va detto che non si sta sempre al fianco dei propri atleti: devono imparare ad ascoltarsi e gestirsi autonomamente, ma a volte poterli ascoltare senza parole aiuta molto.

 

Tito Tiberti in running mode
Tito in running mode

A me piace dire di essere stato un quasi-atleta: ho segnato riscontri cronometrici non disprezzabili (30’22” sui 10’000m, 1h06.32 in maratonina) pur non essendo mai stato un campione. Negli anni in cui ho avuto modo di allenarmi seriamente, ho trascurato pochi elementi: ho cercato di essere professionale. Essere rigorosi e professionali è conditio sine qua non per ottenere risultati all’altezza delle proprie potenzialità e aspettative; ritengo tuttavia che i risultati non arrivino se alla professionalità non si associa una forte passione per la propria attività. Il corridore agonista deve essere innamorato della corsa, dell’ambiente in cui si muove (che sia strada, pista o natura!), della sfida (che sia con se stesso, con il cronometro o con l’avversario…).

Tito Tiberti coaching
Tito Tiberti con Gloria Giudici

L’allenatore nel complesso è un po’ la “porta dell’esperienza” per gli atleti che segue: deve prepararli fisicamente, saper descrivere loro cosa li aspetta, infondere sicurezza e sostenere la loro determinazione. Deve scegliere insieme a loro quale percorso intraprendere.
Mi spiego: io posso anche essere certo che un atleta si esprimerebbe al meglio sui 10’000 metri, ma se quello stesso atleta dentro di sé sente di voler essere un corridore del miglio non avrò mai buon gioco nel forzarlo sistematicamente a mettersi alla prova sui 25 giri di pista…

L’allenatore è anche un essere umano, dev’essere umile e consapevole di non essere depositario privilegiato della scienza, deve mettersi in discussione sempre e di fronte alle difficoltà (quando si cercano i propri limiti qualche problematica con buona probabilità si affaccia…) deve avere la serenità per aiutare gli atleti a mantenersi tranquilli e guidarli sul percorso di risoluzione dei problemi o di recupero dagli infortuni. Nella dialettica quotidiana, deve percepire i propri atleti e talvolta essere duro nell’imporre alcune scelte (coi miei ragazzi è più difficile imporre un riposo che non un allenamento diverso o extra!). Deve essere capace di gioia oppure di un abbraccio di consolazione, esaltarsi con loro e sostenerli nella difficoltà.

Tito Tiberti Running Coaching
Tito running

Chiudo con una considerazione “sociologica”: a me non piace l’atletica urlata. Individuare il nemico, demonizzarlo e combatterlo è una scelta che paga: l’agonista infoiato contro l’avversario rende bene, se poi ha un fomentatore a bordo campo troverà energie che non pensava di avere. Però alla fine avrà vinto sconfiggendo, in un certo senso prevaricando altri atleti.
A me piacciono i vincitori rispettosi e sono convinto che un approccio pacifico alla competizione possa comunque far uscire il meglio dai miei ragazzi: è vero, è più difficile trovare motivazioni dentro di sé che non reagire a stimoli esterni, ma si mettono le radici perché tali motivazioni siano un punto di forza per tutta la vita e perché l’atletica che pratichiamo sia poesia.

 

#runwiththecoach  #sharerthetrail 

Photo Credit: Tito Tiberti, Francesco Puppi

 

Tito Tiberti

Intl.issues expert. Yogarunner and athletics ntl. level coach. Human Being. | Esperto di tematiche internazionali. Yogarunner, tecnico nazionale di atletica. Uomo.

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