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Dal Trofeo Nasego alla Venice Marathon, passando per Zermatt – writing di Gloria Giudici

“Capita che la strada intrapresa porti su un trail e per una successione di eventi fino oltre a quanto immaginato. Magari ad indossare una maglia azzurra per vivere un’emozione mondiale di 42km. Il secondo guest post che pubblichiamo con piacere su TrailAddicted.com è un writing di Gloria Giudici, grande atleta e nostra amica, che nasconde dietro all’immancabile sorriso una determinazione incredibile.
Di seguito potete leggere la sua esperienza verso la maglia con la scritta “ITALIA”, alla conquista del 2°posto a squadre (13° posto individuale) ai Campionati Mondiali Lunghe Distanze (Zermatt), fino alla run che l’ha portata al 7°posto assoluto (1a italiana) nella Venice Marathon. Buona lettura.” TA

Scrivo queste righe in uno degli ultimi giorni di questo 2015, per me estremamente ricco di impegni e denso di emozioni.

Dopo un buon allenamento nei sentieri del Parco Pineta in compagnia di Francesco (Puppi) e Tito (Tiberti), in un clima quasi primaverile, colgo l’occasione per fermarmi e provare a riviverle.

La distanza che preferisco correre e preparare è quella della maratona, 42.195m.
Dopo averla percorsa per la prima volta nel 2011, a 24 anni, non riesco più a stare senza! Come gli anni precedenti, anche il 2015 avrebbe dovuto seguire un percorso già collaudato: qualche campestre d’inverno, passaggio a diecimila e mezza maratona in primavera, calo fisiologico nella prima parte dell’estate per poi riprendere con la preparazione vera e propria per il chilometraggio che sento più mio e che più rispetto.

Non è andata così, fin dall’inizio.
Niente cross a causa di un infortunio curato male. Al rientro mi cimento subito in un paio di diecimila, in una mezza, in una 25km, rimediando risultati soddisfacenti che mi fanno ben sperare. A questo punto, con due amiche, Francesca Marin e Giovanna Meroni, decidiamo di correre insieme la Monza-Resegone, una gara organizzata a metà di giugno completamente al buio che prevede la partenza da Monza e l’arrivo, quasi 42km dopo, sul monte Resegone, in provincia di Lecco.

Gloria Giudici,
Gloria Giudici, Giovanna Meroni, Francesca Marin – Monza-Resegone 2015

Dal trentesimo chilometro la strada sale, prima solo asfalto poi bosco e rocce. Loro sono più esperte avendola già corsa negli anni passati, per me è la prima volta. Ascolto i loro consigli e cerco di metterli in pratica, anche nell’avvicinamento. Non pretendiamo molto da noi stesse, solo vivere insieme una sera d’estate, affidarci alle nostre forze, mettere alla prova la nostra amicizia e arrivare insieme al traguardo. Però, pur senza ambizioni, nessuna di noi vuole essere di peso quindi inizio, come loro, a macinare chilometri e a correre in montagna.

In una domenica a metà del mese di maggio il mio programma prevedeva un allenamento di un paio d’ore. Proprio quel giorno si correva il Trofeo Nasego, una gara di 20km in montagna, salita e discesa, valevole come qualifica per il mondiale di lunghe distanze, ma questo l’ho realizzato solo più tardi.
Insomma, ero presente al via della manifestazione e tre sono le persone responsabili di quel pettorale spillato un po’ forzatamente alla mia canotta: Tito, per avermi iscritto ‘per errore’; Francesco, che ha aiutato Tito a commetterlo; Andrea Zanetti che, vista la mia indecisione, già qualche giorno prima con una naturalezza senza possibilità di replica ha osservato quanto sia importante cogliere le occasioni che si presentano sulla nostra strada senza rimandare le esperienze.

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Gloria al traguardo del Trofeo Nasego 2015

Le sensazioni fisiche e mentali di quella domenica sono diventate il mio punto di riferimento: ero in montagna, correvo, correvo forte, quando la strada saliva c’era un filo invisibile che mi portava su, fino in cima (la discesa è altra storia, ma per ora fermiamoci qui!). Solo ore, forse giorni, dopo aver tagliato il traguardo mi rendo conto che una maglia azzurra spetta a me.

Il mio rapporto con la montagna va indietro nel tempo, mi riporta alle passeggiate con la mia famiglia nelle vacanze estive; alle salite, scattante sui pedali della mia bici quando, ragazzina, ero una ciclista; all’alba gustata durante allenamenti sulle montagne di casa con mio papà e mio fratello, costretti ad aspettarmi in cima per un numero indefinito di minuti; alle prime gare fatte con loro, giusto per il piacere di scoprire posti nuovi; alle scampagnate con gli amici; ai momenti di silenzio che io e Francesco riusciamo di tanto in tanto a ritagliarci. Ecco, la montagna mi riporta a casa, ai miei affetti, alla semplicità delle cose, alla purezza dei sentimenti. Quando corro è proprio questo che cerco e in montagna riesce con maggior naturalezza.

Dal Trofeo Nasego entro in un turbinio di emozioni che conservo con riguardo.
La Monza-Resegone finalmente da correre, quella vittoria che non è arrivata per un secondo, ma che per noi tre sta tutta nell’abbraccio pochi centimetri dopo il traguardo, la partenza per il raduno a Sestriere, la maglia azzurra da indossare al Campionato Mondiale di Lunghe Distanze di Zermatt, in Svizzera il 4 luglio.

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Tito Tiberti, Gloria e Francesco Puppi alla vista del Cervino per la Zermatt Marathon 2015

Di nuovo 42km, buona parte dei quali corsi all’ombra del Cervino, in una giornata di sole caldo.
Mi è difficile fermare le emozioni di quel giorno e la tensione di quelli prima. Essere parte della nazionale è il sogno di ogni atleta.
Lo era stato nel mio trascorso in bici, non mi era riuscito per un soffio, per un ostacolo più grande di me che il mio fisico non ha voluto superare, ma chissà..non si può ricostruire una storia che ha preso una strada diversa da quella che avrei preferito percorrere, quello che conta è che ora l’avevo indosso, quell’azzurro, e la mia preoccupazione era di fare quanto di meglio fosse nelle mie possibilità.
La gara sarebbe stata lunga, perciò le forze andavano centellinate.

Avevo in testa la voce di mio papà che da casa al telefono la sera prima mi diceva in dialetto

‘tegn da cunt la candira che la prucesiun l’è lunga!’ – risparmia le energie che la strada da fare è tanta.

Gloria, Fabio Giudici e Francesco Puppi a Zermatt
Gloria, Fabio Giudici e Francesco Puppi a Zermatt

Mamma e fratello (lo stesso che mi aspettava negli allenamenti montanari!) mi seguono sul percorso con la famiglia di Francesco, anche lui impegnato nella stessa gara, che conclude egregiamente!

Maratone ne ho già fatte, ma la montagna regala prospettive diverse, i chilometri durano di più e la fatica ha un sapore diverso, come diverso è stato anche l’allenamento per arrivare lì.
Non ho grandi competenze tecniche, tant’è che mi sono sempre affidata all’esperienza dell’instancabile Tino e da qualche mese all’energia e agli stimoli di Tito, ma per come le ho vissute, fisicamente e mentalmente, l’approccio cambia. Un aspetto, però, le accomuna: entrambe presuppongono una grande conoscenza di sé stessi, delle proprie capacità di resistenza e di distribuzione dello sforzo, una sviluppata capacità di gestione delle proprie debolezze.
Può succedere che in una gara lunga ci siano momenti di difficoltà, causati da vari fattori, interni o esterni. Vanno inclusi nel bilancio preventivo ed è fondamentale farsi trovare pronti ad affrontarli.

In montagna trovo conforto e forza dalla natura che ci ospita; il terreno in continuo cambiamento, per quanto fisicamente impegnativo, mi aiuta a distogliere l’attenzione dalla fatica. La salita non è mai regolare, non c’è un ritmo da tenere, ognuno trova il proprio livello di sforzo e cerca di tenerlo, per poi, sul finale, consumare le energie rimaste.
Una maratona, invece, già dalla preparazione presuppone che l’atleta individui una velocità da poter tenere costantemente per l’intera durata della gara. Allora, fin dai primi passi, nel massimo controllo, ci si posiziona all’andatura prescelta (e allenata!) con l’obiettivo di arrivare così al traguardo.

Durante l’avvicinamento alla maratona classica si presta molta attenzione alla velocità oltre che ai chilometri, si fanno più lavori specifici, ma qualche salita è meglio mantenerla.
Gli stimoli durante la gara arrivano prevalentemente da se stessi, si ha il tempo di ripercorrere la preparazione fatta, si ricercano passo passo delle sensazioni conosciute e già provate, per la propria tranquillità.

Dopo il mondiale di Zermatt, il Campionato Italiano di Lunghe Distanze a Malonno, la decisione, trascinata a lungo, di cambiare metodo di allenamento, qualche giorno di riposo e il 2015 riprende il suo corso originale: il cuore è leggero ora ed è tempo di pensare a Venezia e alla sua maratona.

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Gloria Giudici F10, Venice Marathon 2015

Sono circa tre i mesi di preparazione, che prevede nuovi allenamenti, impegnativi sì, ma molto, molto stimolanti.
E’ un periodo che scivola via senza grandi intoppi, in cui ho conosciuto un altro pezzettino di me e delle persone che mi sono vicine.

Chi mi segue instancabilmente in bici durante allenamenti e gare senza arrendersi di fronte all’infortunio che lo tiene fermo parecchi mesi; chi corre con me negli allenamenti più impegnativi per non lasciarmi sola, mi porta un po’ d’acqua sul salita del Bisbino, sul lago di Como, nel lunghissimo e che prima o poi riuscirò a portare con me al traguardo di una maratona; chi, dopo avermi supportato con i suoi consigli tecnici e le sue rassicurazioni, mi affianca il giorno della gara, in ogni passo fino al traguardo, mi vede fare fatica, più di quella prevista, e tagliare il traguardo arrivando pochi secondi dopo di me, con il pensiero rivolto ad un amico scomparso troppo presto che ho conosciuto solo attraverso i suoi racconti; chi, da casa, segue la gara su ogni supporto disponibile, attento ai rilevamenti cronometrici, ed è lì ad aspettare il mio arrivo.

Gli ultimi chilometri della maratona di Venezia, i più duri, quelli in cui ho sentito di più la fatica, sono anche i più affascinanti.
Gli spettatori a bordo strada formano un cordone umano che con il suo tifo spinge gli atleti verso il ponte successivo e poi giù di corsa per raggiungere nel minor tempo possibile quello dopo, finché ai piedi dell’ultima passerella, nitida e chiara, la magia del numero 42 è lì ad aspettare gli atleti.

Solo in quel momento, ogni volta incredibile ed emozionante, mi rendo conto di aver corso davvero la distanza, di aver viaggiato per tutti quei chilometri e per quelli percorsi per arrivare fin lì, e la consapevolezza di non essere più la stessa persona che ero alla partenza si fa strada dentro di me.

Il cronometro si ferma un po’ in ritardo rispetto a quel che avrei voluto, ma il percorso e la giornata non mi permettevano di fare meglio.
Non dimentico quel che Tito mi ha detto in occasione dell’ultimo allenamento qualificante: ho eseguito ogni allenamento previsto, senza perderne nemmeno uno, stringendo i denti quando era il momento di farlo.
La nostra maratona l’avevo già vinta così!

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E ora? Tanta corsa sullo sterrato, per non perdere il contatto con le terra, tanta forza, perché ne mancava un po’, una nuova maglia da indossare, arancio (chissà se l’azzurro mi sorprenderà ancora), tante persone con cui condividere fatiche, divertimento, consigli, tante da conoscere..e una maratona che è già lì ad aspettarmi!

 

#trailaddicted #sharethetrail

 

Photo Credit: Tito Tiberti, Gloria Giudici, Fabio Giudici, Trofeo Nasego, Monza-Resegone.

 

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